Quel giorno storico per Balestrate, quando il 13 giugno si parlò di mafia in pazza
Scritto da Administrator
Sunday 14 June 2009
COMMEMORAZIONE DELL’APPUNTATO BOMMARITO.
Nel pomeriggio la messa nella chiesa madre, poi il corteo fino alla stele intitolata all’appuntato balestratese Giuseppe Bommarito e infine la fiaccolata partita dalla caserma dei carabinieri
Il 13 giugno sarà una data storica per Balestrate. Perché quel giorno del 1983 tre carabinieri furono uccisi per difendere lo Stato. E uno di questi, 26 anni dopo, riuscì a portare col suo sacrificio oltre cento persone nella piazza del suo paese. E siamo sempre al 13 giugno, ma dei giorni nostri, quando per la prima volta nella storia di Balestrate si è parlato in pubblico, ad alta voce, in pieno centro, di mafia. Una volta, dieci volte, cento. La parola mafia è stata ripetuta così tante volte come mai era accaduto. Raramente lo avevano fatto i politici, le istituzioni. Raramente, di sfuggita. E invece ieri si è parlato di testimoni di giustizia, di beni confiscati ai mafiosi e assegnati alle associazioni, di informazione libera. Si è parlato pure ai bambini, anzi, soprattutto a loro.
Perché fino a venti anni fa, se chiedevi a un bambino se la guerra era male o bene, non aveva dubbi sulla risposta. Se chiedevi se le giostre erano bene o male, non aveva esitazioni. Ma se gli chiedevi della mafia, il rischio era di non avere una risposta. Per questo un grande valore hanno avuto quelle magliette con scritto “No mafia” indossate dagli allievi della scuola di danza Kangoo di Marika, che hanno ballato in piazza nel corso dell’evento organizzato da Sinistra in movimento col contributo dell’assessorato alle Politiche giovanili. Sulla gradinata antistante la chiesa madre sono saliti pure i giovani dell’associazione Rettore Evola, che hanno recitato mentre sullo sfondo passavano le immagini delle stragi, le foto delle vittime ma anche della società civile che si è ribellata.
Una serata storica, perché per la prima volta hanno preso parte rappresentanti di associazioni che da anni, da tanti anni lavorano attivamente contro la mafia mentre a Balestrate questa parola neanche veniva nominata perché si pensava forse che neanche esistesse. E invece la grande tensione salita negli ultimi mesi sulle grandi questioni economiche, dal porto al piano regolatore, hanno creato un clima che rischiava di diventare pesante, rovinando per sempre l’immagine del paese. Hanno parlato Pino Maniaci, giornalista di Telejato, che ha sottolineato la necessità di ribellarsi contro le norme che il governo nazionale sta varando per intralciare l’informazione con limitazioni e minacce di sanzioni. E poi Nadia Furnari, rappresentante dell’associazione Rita Atria, che ha ricordato il sacrificio dei testimoni di giustizia che pur di ribellarsi alla mafia hanno rotto con le proprie famiglie. Testimonianze anche da parte dei rappresentanti della cooperativa Pio La Torre, che gestiscono a San Giuseppe Jato i beni confiscati alla mafia e da questi riescono a produrre economie sane. Ringraziamenti anche da parte del sindaco e dell’assessore Vito Rizzo.
Nel pomeriggio la messa nella chiesa madre, il corteo fino alla stele vicina alla via intitolata all’appuntato balestratese Giuseppe Bommarito e poi la fiaccolata dalla caserma dei carabinieri, anch’essa a lui dedicata, fino alla centralissima piazza Rettore Evola, con centinaia di candele accese ad illuminare non solo le strade, ma anche la speranza dell’intero paese.
tratto da www.notiziepaese.it/balestrate