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Scuola secondaria di 1° grado, San Giuseppe Jato, plesso “Riccobono” classi 3a,3B,3C,3D,3E, vicepreside prof.ssa Francesca Ferrante.

Capitano Niko Giaquinto, Ct Comp. CC Monreale e FrancescoTroia, M.llo Ord. Ct Staz. San Giuseppe Jato.

Cap. Giaquinto

Riflettere sull’importanza di capire, sempre, nella società ciò che è giusto e ciò che è sbagliato perché è troppo facile pensare che  non si fa questa cosa, perché ci dicono che è sbagliata e si fa invece quest’altra, perché è una cosa buona.Bisogna riflettere sulle singole azioni che ognuno di voi fa .

Oggi abbiamo tante di distrazioni, ci sono i social ci sono  influencer di vario tipo, ci sono tanti falsi miti e modelli che anche con cose che possono sembrare banali rischiano di portarci sulla cattiva strada.

Quando poi si è sulla cattiva strada, non si capisce più la distinzione tra l’essere dei buoni e virtuosi cittadini e si rischia di  trovarsi già dall’altra parte.

Questo giro di parole per dirvi che la mafia si combatte con l’educazione alla legalità, con la cultura e con la consapevolezza di ciò che siete adesso e che sarete un domani.

Storicamente la mafia ha sempre fatto leva sull’ignoranza delle persone, perché chi  è intelligente e fa funzionare la testa capisce molto bene che da  determinate azioni,,atteggiamenti, comportamenti, e anche modi di guadagnare, ci si deve allontanare perché portano soltanto morte e distruzione e, non solo, del fisico delle persone, ma anche delle mentalità.

Quindi riflettiamo insieme in queste giornate…

Ringrazio nuovamente la dottoressa Bommarito e  il dottor Salvia per averci voluto qui con loro, oggi, perché da questi momenti di riflessione voi dovete sempre ricordare qual è il vostro percorso e cosa un domani dovrete essere per la vostra società.

Anche se la mafia non è più quella di un tempo,  la lotta continua perché non ci dobbiamo mai arrendere e mai accontentare,  è una lotta continua dove  se  abbassiamo il livello della guardia, qualcos’altro ritorna  quello che un domani sarà la società dipende da voi. Voi siete la società del domani quindi le scelte consapevoli di ognuno di voi,  ci daranno la possibilità di vivere una società molto migliore di quella che è quella di oggi.

Ragazzi, nel ringraziarvi per l’attenzione, vi dico che  saremo a vostra disposizione  per eventuali domande.

FRANCESCA

Ringrazio tutti i presenti, una platea numerosa di studenti, pronti ad ascoltare e tanti professori che ci hanno accolto con calore, Leandro che è diventato un amico di viaggio nei diversi contesti della zona.

La scuola è luminosa e gode della vista di un panorama bellissimo che confronto mentalmente con la scuola dello Zen, e penso che la Bellezza che  ci circonda può contribuire a salvare, il mondo; le pareti sono tappezzate di numerosi poster su diversi temi sociali, da loro prodotti. Cercherò di rendere meno dolorosa la storia che racconterò loro.

Inizio sottolineando la presenza del capitano Giaquinto e del maresciallo Ferraro… che operano nel loro territorio, probabilmente qualcuno si chiederà  il motivo di questa costante presenza di Uomini dell’Arma, durante gli incontri e sono certa lo comprenderanno durante l’intervento e, in caso di dubbio, di fare delle domande.

Intanto spendo un pò di tempo per parlare dei Servitori dello Stato che, nell’esercizio del proprio lavoro- missione , possono essere uccisi e se qualcuno tra loro Tradisce è assolutamente continuare ad avere fiducia nello Stato, come stiamo facendo noi familiari di Giuseppe, appuntato dei Carabinieri presso la Comp. di Monreale, ucciso dalla mafia e RACCONTO la storia ed il periodo in cui i fatti si svolsero.

Del silenzio iniziale fino alla mia partecipazione alla trasmissione televisiva – Maurizio Costanzo Show, dieci anni dopo e al tortuoso ed estenuante iter che ho dovuto affrontare per fare luce sul perché della esecuzione mafiosa di Giuseppe, colpito-con la lupara.

Parlo del Cap. Basile e porto loro sia i saluti della figlia Barbara e della compagna del Cap. D’Aleo …entrambe per motivi comprensibili, non sono più ritornate nei luoghi dove i loro cari hanno subito morte e ferocia, astio.

Barbara  mi ha raccontato di aver partecipato 25 anni fa per il taglio nastro, durante una commemorazione e di essere stata così male da impedirsi di non ripetere più quella esperienza.

Dopo la strage di via Scobar ho continuato un percorso di analisi personale che mi ha dato la possibilità di non chiudermi nel silenzio e la forza di girare le scuole per per evitare che la scelta nobile e coraggiosa di Giuseppe non fosse dimenticata.

Questo iter non sempre facile  ha dato e continua a dare i suoi frutti…Giuseppe, i due Capitani di Monreale e tutte le vicende legate a quel periodo, stanno facendo il giro d’Italia, grazie anche alla Associazione LIBERA  che quest’anno, svolgerà la sua manifestazione a Trapani.

Francesca riporta che tra li atti riprovati nell’archivio dell’aula bunker di Palermo, legge  in un documento che descrive  la posizione dei corpi delle tre Vittime , in via Scobar:  “lo sguardo dell’appuntato Bommarito era rivolto verso il suo Capitano, come nell’ultimo tentativo di proteggerlo”

Giuseppe aveva quasi 39 anni, il capitano D’Aleo 29 anni … era sempre lui la persona diciamo più matura nel senso di età, anche rispetto anche al capitano Basile e il suo compito era quello non soltanto di aiutarli nel lavoro investigativo, ma anche di proteggerli.

LEANDRO

Ricorda, agli studenti,  che il contesto  in cui inquadra  questa storia riguarda il territorio in cui vivono che è  stato fortemente condizionato dalla mafia. Erano anni diversi  è difficili.

Anche nell’Arma era diverso… Giuseppe firma da solo una relazione che contribuisce ad essere nel mirino della mafia, Francesca lo ha accennato senza entrare nello specifico…  c’erano anche altri carabinieri che quel giorno, anche più alto in grado, che  avevano il dovere di fare quella relazione… viene lasciato Solo, l’app. Bommarito e viene ucciso perché la mafia vuole dare un segnale  ai Carabinieri… chi fa il proprio dovere viene viene considerato infame e va eliminato con la Lupara.

Questa regola valeva per tutti …giornalisti, professori,  ragazzi, donne, bambini .è chiaro che se gli altri non fanno il loro dovere  e lodano in pochi e da soli diventano un’eccezione, facilmente individuabili come un bersaglio

Se tutti facciamo il nostro dovere davanti alle ingiustizie, se abbiamo il coraggio di indignarci è chiaro che non si viene isolati e colpiti.

 Sollecita gli studenti ad avere sempre il coraggio di non girarsi dall’altra parte e, se nel gruppo  c’è qualcuno che fa il prepotente, di non  renderlo più forte, legittimare la prepotenza, con l’indifferenza.

Ribadisce che  mai e mai  bisogna  che dimenticare l’altro sono io e io sono l’altro e, se testimoni  di un qualcosa di  ingiusto o sbagliato, di riportarlo ad un adulto che deve avere come riferimento le Forze dell’Ordine; essere cittadini onesti, avere  il coraggio e la forza di combattere le ingiustizie

DOMANDE

Perché questo libro si chiama albicocche  e sangue.

E tantissime altre sono le domande alle quali ciascun relatore risponde. I professori   hanno preparato e sensibilizzato i loro studenti che sono sempre  stati attenti e sensibili, curiosi e rispettosi.

SALVATORE

L’incontro, si conclude con un breve intervento di Salvatore che ricorda il padre, il prima e il dopo della vita… lo fa con il dolore di sempre ringrazia e chiede ai ragazzi di non dimenticare suo padre tutte le altre Vittime di Mafia ( impegnato altrove per lavoro) arrivato in tempo per salutare e sollecitare i ragazzi ad avere

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