11 Marzo 2025 ore 11.00 /13 - Incontro con gli studenti Liceo Artistico M. D’Aleo,…
13 Marzo 2025 ore 11.00 /13.00 Incontro con gli studenti dell’IC “ Archimede La Fata” Partinico,
Partecipano leclassi seconde.
Memoria per costruire il Futuro e presentazione del libro” Albicocche e sangue”.
Relatori:
Francesca e Salvatore Bommarito
Cap. Mattia Rognoni Ct. Comp. Partinico
Presenti la DS Maria Rosa Tarantino, la Prof.ssa Ivana Vitale e numerosi altri Professori.
Francesca Curreri giornalista di Prima Radio ; e Roberto Vitale giornalista di Radio Amica.
Apre l’incontro:
Prof.ssa Maria Rosa Tarantino, Dirigente Scolastica che, dopo aver ringraziato e salutato i presenti ed espresso la sua contentezza per la mia presenza fisica, sottolinea che, in continuità con altri eventi, la loro scuola porta avanti progetti sulla Legalità, di conoscenza del territorio e di quali siano state le personalità che hanno fatto la storia del territorio.
Ringrazia la professoressa Ivana Vitale, referente del progetto che mette molta passione in quello che fa.
Ribadisce che è sempre una bellissima occasione avere la possibilità di avere un confronto diretto con le autorità che ringrazia ed è orgogliosa di ricordare l’App. Giuseppe Bommarito,
in modo particolare, in quanto suo compaesano; l’intenzione futura è quello di portare i ragazzi a conoscere, da vicino, i luoghi di Memoria di Coloro che hanno dato la vita per noi per noi tutti.”
Prof.ssa Ivana Vitale
Rivolta agli studenti : “ la Fondazione Giuseppe Bommarito siete anche voi, perché potete dare un contributo molto importante alla società, non siete studenti e semplici studentesse, avete un compito molto importante, dovete sempre credere che si può vivere in una società migliore, con il contributo di tutti.”
Seguono le sintesi degli altri interventi
FRANCESCA
“Saluto e ringrazio sia la Dirigente e tutti i presenti, esprimo la gioia di incontrare gli studenti delle classi seconde che, in delegazione, hanno preso parte all’evento di intitolazione della sezione A.N.C,. di Partinico a Giuseppe, il 28 Febbraio 2025, con entusiasmo e passione, come cantanti e musicisti, utilizzando, quindi, un linguaggio alternativo e personale.
Aggiungo che ci rivedremo con alcuni di loro, accompagnati dalla Prof. Ivana Vitale, il 21 Marzo a Trapani, per la manifestazione di LIBERA, dove verranno ricordate tutte le Vittime di mafia…anche quelle non decorate… non avevano fatto niente per esserlo.
Racconto della mamma di Margherita Asta e dei suoi fratellini gemelli, saltati in aria…era una madre che stava accompagnando a scuola i suoi bambini di sei anni e che kg di tritolo, preparati per il giudice Carlo Palermo, li fanno saltare in aria e di loro rimane una macchia di sangue sul muro! La mafia è violenza e crudeltà e non guarda in faccia nessuno.La mafia, non è stata sconfitta, anche se non lascia più morti a terra.
Per arginare il fenomeno mafioso, bisogna agire comportamenti adeguati contro la prepotenza, la sopraffazione, il lavoro nero e il pizzo e così via.
Don Luigi Ciotti fondatore dell’Associazione LIBERA dice che, per combattere la mafia, è necessario che ciascuno di noi si guardi dentro e cerchi di vedere se è un po’ mafiosetto verso i compagni di scuola, essere bulli senza averne la consapevolezza.
Racconto la storia di Giuseppe, un uomo in divisa, un carabiniere, mio fratello, che non ha esitato un istante ad andare incontro alla morte, pur sapendo di morire, si è sacrificato per tutti noi, l’ha fatto per la nostra democrazia, l’ha fatto per la nostra libertà, ricordo anche le altre Vittime della Compagnia Carabinieri di Monreale.
Suggerisco di leggere quanto riportato nel mio libro, l’iter che ho dovuto affrontare per smontare il depistaggio che definiva Giuseppe “ morto per caso” ma ucciso con la lupara. Quesi i due piccoli indizi, contraddittori tra loro, da cui sono partita… gli anni della mia vita spesi per cercare la verità e riabilitare la memoria di Giuseppe. Non era stato ucciso con la lupara, perché era un infame, ma perché non avevo ubbidito alla mafia… non era morto per caso, non era il tipo così superficiale da dare incontro alla morte, lasciando due figli, lasciando tutti gli affetti, l’aveva fatto perché era un Servitore dello Stato, perché indossava una Divisa e non aveva taciuto… aveva scritto una RELAZIONE di SERVIZIO, come i mafiosi gli avevano intimato! i Affido loro la Memoria, sperando che qualcuno prenda il Testimone, e concorra a tenerli VIVI. ( Murales presso la Compagnia Carabinieri – Partinico, realizzato dagli studenti dell’ITET CARUSO di Alcamo).
Capitano ROGNONI
Rivolto a me :”Come sempre ci hai colpito e commosso” e continua rivolto ai presenti “la
dottoressa ha messo in evidenza, con padronanza e capacità di esprimere fin nei minimi dettagli, quella che è la brutalità della mafia… è partita con l’ immagine fortissima… quella di due bimbi innocenti e la loro madre saltati per aria a Trapani, per dipingere e trasmettere, quello che è il testimone di suo fratello, nostro decorato di cui siamo orgogliosi… che è stato “riscoperto” è stato proprio “rivalorizzato” grazie al coraggio e alla tenacia della dottoressa che ha indagato, ha studiato, ha cercato documenti che potessero fare luce, fare chiarezza sulla vicenda che, pur essendo particolarmente eclatante, era tutt’altro che chiara perché non era stata approfondita.
Non posso io, ovviamente, non mi sento di andare a soffermarmi oltremodo sulla figura di Giuseppe, come invece ha fatto sua sorella Francesca, che lo aveva conosciuto nella vita di tutti i giorni, dell’educazione familiare che aveva acquisito e che riproponeva, interagendo nel quotidiano con amici di ogni campo sociale per come si poneva, in maniera sempre lineare, sapendo bene scindere quello che era giusto e quello che era sbagliato.
Vorrei invece con voi ragionare e riflettere sull’esempio di Giuseppe Carabiniere, riscoprire la bellezza del comportarsi nella maniera corretta per fare il bene degli altri e trovare soddisfazione, gioia nell’aiutare chi era in difficoltà, impostare un percorso di vita su queste basi che vi porterà a non accettare quelli che sono i compromessi che, ancora oggi, la mafia esige, non più nella forma brutale di un tempo, ma infiltrandosi e rovinando le vite delle comunità, soprattutto di questo territorio.
Dovreste imparare a saper dire di no, saper non accettare l’intimidazione, saper difendere l’amico, comportarvi nel modo giusto, assumendovi la responsabilità dinanzi a un Carabiniere che chiede una testimonianza, di non tirarvi indietro, di fidarvi e collaborare.
Sapersi schierare, prendere distanze da commenti o da giochi social o coinvolgimenti su TikTok Instagram e quant’altro… frasi, momenti video in modo superficiale, per scherzo, per gioco, perché lo fanno gli altri e lo faccio anch’io.
Tutto rimane in memoria … e domani potrebbe costituire un impedimento per le vostre scelte future; inoltre non comportarsi da bullo, perché, come abbiamo avuto modo di approfondire nella bellissima giornata sul bullismo, chi subisce il bullismo ne rimane segnato, ma anche chi fa il bullo può sentirsi mortificato.
Quindi l’invito che vi voglio fare oggi è quello sull’esempio di chi ci ha preceduto, che si è sacrificato, con consapevolezza e coscientemente, per la libertà, di essere all’altezza di questo sacrificio, prendendo in mano la vostra vita quotidiana, rifiutando e contrapponendovi a quelli che sono comportamenti sbagliati.
Non è sufficiente prendere le distanze, non falsi coinvolgere, ma serve essere invece promotori e propositivi di comportamenti virtuosi, comportamenti giusti che sanno prendere le distanze e reagire …ovviamente… non con la violenza ma fidandosi e affidandosi alle Istituzioni o alle persone di vostra fiducia, famigliari, fratelli grandi, conoscenti, è importante anche coinvolgere la struttura scolastica, gli allenatori di determinati sport e così via e, in base alla gradualità della circostanza a cui si è di fronte, arrivare anche alle Forze dell’Ordine, alla Arma dei Carabinieri…insomma a tutti coloro che possono sempre aiutarvi.
Qui ho trovato una parte virtuosa e positiva di cittadinanza che crede nell’Arma, che vorrebbe risolvere i problemi di questa terra, crede e si affida alle istituzioni, però ho potuto constatare che quando si è insieme, quando si è in gruppo e in comunità sembra più facile… singolarmente , individualmente, al momento in cui c’è da metterci la propria faccia per poter fare una testimonianza importante, per poter dire e confidare quello che accade o si pensa…. ecco che subentra l’omertà.
Il Capitano conclude, fiducioso che ascoltare e dibattere tematiche legate alla Legalità a scuola può contribuire a crescere ed agire coraggiosamente.
Segue, nell’attesa che arrivi Salvatore, la PROIEZIONE del filmato realizzato dagli allievi Carabinieri di Campobasso che sintetizza le vicende di cui si è parlato.
SALVATORE
“ Buongiorno a tutti, io sono Salvatore, ho un fratello di piccolo che si chiama Vincenzo.
Quando è morto mio papà, avevo la vostra età, sono trascorsi quasi 42 anni …ma soltanto da una decina d’anni riesco a parlare di mio papà e della tragedia che ha colpito la nostra famiglia, separandoci in modo definitivo da lui, anche se il dolore è sempre tanto e lo faccio con fatica.” Continua e racconta che il padre era una persona allegra, che amava la vita, amava la natura, gli animali, ma soprattutto amava vivere in famiglia. Rievoca la loro vita a Monreale, i fine settimana a Balestrate, i periodi estivi al mare con i nonni, gli zii ed i numerosi cugini…
A Monreale, vivevamo in una casa in periferia perché “ mio papà amava vivere in mezzo al verde, in mezzo alla natura e la mia scuola si trovava a pochi passi dalla caserma, ricordo benissimo che tante volte uscivamo dalla scuola quando papà non veniva a prenderci io e il mio fratello, più piccolo di me di due anni, ci recavamo in caserma e aspettando che finisse di lavorare. Ricordo ogni particolare di quei momenti, conoscevo tutti i colleghi di mio papà, ho avuto l’onore di conoscere sia il capitano Basile che il capitano D’Aleo e anche Pietro Morici.
Ricordo bene i giorni che hanno preceduto l’attentato… in quel periodo mio papà ha iniziato a dare una serie di segnali che qualcosa non andava… il giorno 12 giugno dell’ 83 eravamo a casa, a Balestrate, di mio zio Vito……”
Continua a raccontare, commosso l’intera vicenda, la sua disperazione, la rabbia e la difficoltà a crescere senza l’appoggio di suo padre.
Di aver compreso, soltanto da adulto, il sacrificio del papà, insieme al sacrificio di tante altre persone hanno contribuito al cambiamento della società diciamo attuale, e dell’impegno di trasmetterne la Memoria… il sangue versato serve a dare speranza che insieme si può avere una società migliore.
Come? rispettando le regole nella quotidianità, non lasciando soli i compagni più deboli…
RISPOSTE ALLE DOMANDE numerose a noi e puntuali risposte:
Il motivo del titolo del libro questo libro intitolato albicocche e sangue.
Le difficoltà che ho dovuto affrontare per scriverlo
Come mi sono sentita quando ho finito..
mi sono sentivo finalmente serena …il dolore era veramente addomesticato.
Adesso mi sento forte e determinata, una siciliana di grande valore che continua ad incontrare i giovani che dimostrano interesse e che trasmettono energia …un’energia che mi permette di andare avanti e di dire che “il sangue, per riprendere le parole della compagna di Mario D’Aleo, non doveva rimanere lì a terra, in via Scobar, che era necessario raccoglierlo… il sangue è vita… il sanguetta dato vita a dei fiori e questi fiori siete voi che andate a scuola per sconfiggere la mafia attraverso la Cultura.” ( MURALES a BALESTRATE in via Giuseppe Bommarito.