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Abbiategrasso (Mi) 25 gennaio 2025.- Memoria per costruire il Futuro.

Incontro con gli studenti dell’IIS Bachelet di Abbiategrasso. Le classi presenti 4AT,4BT, 5AT, 5BT, 5CT  dell’Istituto tecnico economico e la classi 5 B del  Liceo scientifico.
“ Memoria e Legalità” è il tema dell’incontro, congiunto tra la nostra Fondazione e l’Arma, rappresentata dal Ct della Comp. Carabinieri di Abbiategrasso, Cap. Francesco Lionello, accompagnato dalla Marescialla Ernestina Marzocco.
Ci accoglie la Dirigente, prof.ssa Donatella Cangini ed i Professori delle classi aderenti, in modo molto cordiale; ci viene offerto qualcosa da bere; io chiedo un tè che la Dirigente  mi prepara, personalmente, nel suo ufficio, dove ci presenta anche la dirigente amministrativa; rimaniamo,  mentre le classi si portano nell’aula magna. Il clima è molto sereno e ci permette di esprimere, ciascuno per il suo ruolo e professione, cosa si intende per legalità. Emergono interessanti spunti e si arriva persino a parlare di Franca Viola e della rivoluzione che con la sua scelta, ha contribuito  a migliorare  lo status di alcune donne, soprattutto al sud.
Ci spostiamo successivamente nell’aula magna dove ci attendono oltre 100 studenti che ci accolgono in rispettoso silenzio.
Inizia a parlare, come nel  precedente incontro nella scuola di Vittuone, il capitano Lionello. Egli mostra un filmato dove scorrono immagini che documentano i diversi compiti dell’Arma dei Carabinieri. L’obbiettivo è conoscitivo, divulgativo, ma anche riflessivo e di sollecito  ad inoltrare domanda di arruolamento.
Successivamente, il Capitano sottolinea come tra i diversi compiti svolti dall’Arma, rientri la lotta alla mafia… presente già nell’ 800…e mai , purtroppo debellata per svariati e complessi motivi, tra cui l’assenza dello Stato, soprattutto nelle regioni meridionali.
Rievoca, in particolare, gli anni 80 in Sicilia, i numerosi delitti, di uomini dello Stato…Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, ricorda la legge Rognoni -La Torre e  la strage di via Scobar, per presentarmi.
Proiettiamo subito il filmato del servizio dei telegiornali, subito dopo la strage di allora… traggo lo spunto  per parlare del ruolo dell’Arma dei Carabinieri  che rappresenta “ il bene”  che combatte il “male”…la mafia.
Faccio notare che, in realtà, non è tutto bianco o nero, non c’è una separazione così netta tra -bene e male, c’è contiguità e, purtroppo, collusione e, inoltre, in mezzo c’è la “zona Grigia” una massa silenziosa…tutte variabili  che complicano e rendono  difficile smantellare la mafia e la criminalità organizzata.
Accenno  al ricordo di una nostra sorella, presente, all’inizio del Max processo…  Rina si presentava come uno contadino rozzo, con un linguaggio quasi volgare e poco rispettoso anche nel riguardi del capitano D’Aleo Mario che diceva di non conoscere affatto. Dall’altra parte, dietro le sbarre, c’era un uomo elegante, vestito… camicia.. cravatta  il mafioso Michele Greco detto il Papa. Costui riportava di   feste conviviali che si svolgevano presso una sua dimora , in contrada  Favarella, in cui sedevano insieme  diversi funzionari…prefetto… polizia…arma dei carabinieri.. magistrati e tanti altri notabili e chiedeva, provocatoriamente, alla Corte: “Pensate che se io fossi stato un mafioso questi personaggi avrebbero partecipato alla mia tavola?.”
La zona grigia formata da pezzi delle istituzioni deviate, da  personaggi dei servizi segreti che si servono della mafia per assoggettare la popolazione. Il capitano Lionello interviene e  sottolinea che, purtroppo, in Sicilia  lo Stato è sempre stato assente  ed è stato sostituito dalla mafia …così i cittadini si rivolgono a loro per avere lavoro o giustizia!.
Intervengo per mettere in evidenza che, fortunatamente, ci sono stati e  ci sono… la maggioranza…  Coloro che servono lo Stato e stanno al servizio dei cittadini, in modo “puro e disinteressato”.
Parlo della compagnia Carabinieri di Monreale …dei Capitani Basile e D’Aleo, dell ’App. Giuseppe Bommarito e del Carabiniere Pietro Morici, senza dimenticare Boris Giuliano, il tenente colonnello Russo e tanti altri che, in tempi così difficili, non avevano esitato a tirarsi indietro … essere tutori del bene contro il male, pagando con la vita.
Purtroppo questi uomini sono stati decimati, uno dopo l’altro, fino alla strage di Capaci e di via d’Amelio.
Sollecito i ragazzi a riflettere sul ruolo della massa silenziosa che non è il male assoluto, che non uccide, in apparenza, ma che con il proprio silenzio concorre alla vittoria del Male. Prendiamo l’esempio di quello che accade quando all’interno di un gruppo classe c’è un bullo o due, che prevarica, ricatta e assoggetta gli altri compagni proprio per il silenzio di tutti quelli che stanno a guardare e non intervengono. Faccio riflettere che denunciare quello che vediamo e che riteniamo ingiusto dovrebbe essere una cosa naturale, giusta…per esempio ricordo che, quando frequentavo la scuola elementare, nessuno pensava di essere infame se, su invito della maestra che si assentava per un momento, doveva scrivere alla lavagna il nome di chi disturbava. Ci si sentiva parte di una comunità, dove la maestra dettava le regole …come quella per esempio di non fare troppo casino di non disturbare le classi vicine.
Tutti noi dovremmo sentirci custodi del bene e collaborare tra noi e con  le forze dell’Ordine, fare un muro, un argine per combattere le mafie.
Racconto della Strage di via Scobar, della modalità di come ho appreso della morte di nostro fratello Giuseppe…del suo ruolo, all’interno della Compagnia Carabinieri, a Monreale. Delle dicerie iniziali rispetto alla sua morte, delle contraddizioni da me subito rilevate…”morto per caso”…”ucciso con la lupara” e del lungo  e faticoso percorso, durato circa 40 anni per fare luce sulla vicenda.
Sottolineo che non è stato facile affrontare un dolore così improvviso e distruttivo …e, come nel tempo, ho trovato la forza di non lasciarmi intimidire nella ricerca della verità per avere giustizia e riabilitare la Memoria di nostro fratello. Invito i ragazzi per un attimo ad immedesimarsi  empaticamente con  quei due bambini, i figli di Giuseppe  che hanno visto nel telegiornale, durante i funerali, al loro pianto, al loro sgomento.
Quando viene colpito un uomo, in realtà, viene colpita la società civile e se trattasi  di un uomo dello Stato, bisogna anche temere… si vuole sovvertire lo Stato stesso e mettere in pericolo la  Democrazia e il vivere civile.
Alla fine,  mostro il libro da me scritto dove  ho narrato quello che è accaduto.
Alcuni ragazzi, commossi, salgono sul palco e  chiedono di potermi abbracciare, ringraziandomi per aver condiviso con loro una storia così toccante e dolorosa.
L’intervento si conclude, tra i saluti di tutti i presenti e l’invito da parte della Dirigente  a  ritornare il prossimo anno scolastico.
La prof.ssa  Carla  Fusco mostra con orgoglio, il mio libro “Albicocche e sangue” che ha letto, mi abbraccia commossa, porgendomi un bellissimo mazzo di Gerbere… è la moglie di un maresciallo dei Carabinieri di Abbiategrasso.
Successivamente ci rechiamo presso la Caserma della Compagnia Carabinieri di Abbiategrasso, dove ci fermiamo con il Capitano Lionello a  parlare… per conoscerci meglio.

IIS Bachelet di Abbiategrasso, 25 febbraio 2025

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