MARIO D’ ALEO UCCISO SULLA VIA DEGLI APPALTI
PALERMO – Il capitano dei carabinieri Mario D’ Aleo, assassinato il 13 giugno del 1983 a Palermo, fu ucciso perché indagava su alcune imprese edili legate alla mafia. C’ è dunque un collegamento tra l’ inchiesta avviata dai giudici della Procura di Palermo sulla tangentopoli siciliana e l’ agguato mafioso di dieci anni fa nel quale morirono anche i sottufficiali Giuseppe Bommarito e Pietro Morici. I magistrati hanno accertato che il capitano D’ Aleo stava conducendo un’ indagine sulla “Litomix” un’ impresa di San Giuseppe Jato che produce calcestruzzi. Un’ inchiesta avviata qualche anno prima dal capitano dei carabinieri Emanuele Basile, assassinato nel 1980 a Monreale davanti alla moglie e al figlio di appena sei mesi. Secondo un rapporto dei carabinieri del reparto operativo speciale presentato dalla magistratura nel febbraio di due anni fa, la “Litomix” era una società nella quale avevano forti interessi i boss Bernardo e Giovanni Brusca, capimafia di San Giuseppe Jato, fedelissimi del capo della cupola Totò Riina. Uno dei soci era anche l’ imprenditore Angelo Siino, ex corridore automobilistico che il pentito Giuseppe Li Pera ha definito “il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra per conto dei corleonesi”. E l’ attenzione del capitano D’ Aleo nei confronti della società edile mirava proprio a verificare l’ ipotesi, risultata poi fondata, di un collegamento tra l’ impresa e le cosche “vincenti”. Ipotesi confermata recentemente anche dal pentito Baldassare Di Maggio, l’ uomo che con le sue rivelazioni ha permesso la cattura di Riina. La Litomix, assieme ad altre società controllate da boss mafiosi come Tommaso Cannella, Bernardo Provenzano, Pietro Messicati Vitale, Giulio Di Carlo e Benedetto Capizzi, era stata inserita dai carabinieri in un gruppo interessato “alla gestione di appalti pubblici e di ogni altra attività redditizia”. L’ ufficiale dei carabinieri ucciso a Palermo aveva inoltre avviato accertamenti sui lavori per la costruzione del municipio di San Cipirrello. Qualche mese fa il capitano dei Ros Giuseppe De Donno aveva ricostruito i legami tra la Litomix e Cosa nostra nell’ ambito del processo su “mafia e appalti” in corso davanti alla quinta sezione penale di Palermo. De Donno aveva anche confermato che nel gennaio dell’ 82, in occasione dell’ arresto del boss Giovanni Brusca, D’ Aleo era stato minacciato dalla mafia.