Torino 06 luglio 2023
La Sala Convegno della Scuola Allievi Carabinieri intitolata alla memoria di Giuseppe Bommarito
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La cerimonia a 40 anni dalla strage di mafia di Via Scobar a Palermo, nella quale vennero uccisi anche il Capitano Mario D’Aleo e il Carabinieri Pietro Morici
Alla Scuola Allievi Carabinieri di Torino si è svolta la cerimonia d’intitolazione della Sala Convegno all’Appuntato Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria Giuseppe Bommarito.
A 40 anni dalla strage di mafia di Via Scobar a Palermo, nella quale vennero uccisi il Capitano Mario D’Aleo, l’Appuntato Giuseppe Bommarito e il Carabinieri Pietro Morici, l’Arma dei Carabinieri ha voluto intitolare la nuova Sala Convegno alla memoria dell’Appuntato.
La Scuola Allievi di Torino ha così rinsaldato e mantenuto vivo il ricordo di un carabiniere che – come tantissimi altri – iniziò il suo percorso nell’Arma proprio presso questa caserma “Cernaia” il 20 novembre 1964, dove, il successivo 28 febbraio 1965, prestò Giuramento di Fedeltà alla Repubblica Italiana.
La successiva vita professionale lo portò a collaborare con il Generale Dalla Chiesa a Palermo ma, soprattutto, divenne l’autista e, al contempo, uomo di fiducia sia del Capitano Basile, Comandante della Compagnia Carabinieri di Monreale (PA), ove fu ucciso in un vile attentato mafioso il 4 maggio 1980 che, appunto, del suo successore Capitano D’Aleo.
Come emerge nella Sentenza di condanna dei mandanti e autori della strage di Via Scobar: “L’Appuntato Bommarito, con il Cap. Basile, si era occupato di penetranti indagini nei confronti di Damiani Salvatore, nel corso delle quali i militari avevano sorpreso il boss mentre teneva una riunione con altri soggetti ritenuti appartenenti ad associazione mafiosa e ne era scaturito un conflitto a fuoco.”
Da qui le indagini dell’Ufficiale e del graduato finiscono per preoccupare a tale punto Salvatore Riina, già latitante e che verrà catturato molti anni più tardi dall’Arma, che ne determina, attraverso una decisione unanime della Commissione regionale di cosa nostra nella quale aveva ormai assunto un ruolo di assoluta egemonia, la loro “condanna “ a morte, che verrà eseguita a Palermo il 13 giugno 1983 in Via Scobar.
Al termine di lungo e travagliato iter giudiziario, la Seconda Sezione della Corte di Assise di Appello di Palermo il 23 maggio 2007 ha condannato i mandanti: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia e Vincenzo Geraci all’ergastolo gli esecutori: Raffaele Ganci, Salvatore Biondino, Michelangelo La Barbera e Giuseppe Giacomo Gambino all’ergastolo e Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a dieci anni di reclusione.
Alla cerimonia, tenutasi alla presenza del Comandante delle Scuole dell’Arma dei Carabinieri – Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Governale, del Comandante della Legione Allievi Generale di Divisione Carlo Cerrina, erano presenti, tra gli altri familiari del militare, il figlio Salvatore e la sorella Francesca Bommarito.
Il Gen. Governale, nel ricordare un episodio personale legato ad un suo incontro con il Cap. D’Aleo, ha sottolineato il ruolo cruciale del militare nella lotta alla criminalità organizzata e la sua conseguente pesante eredità – quale servitore dello Stato – ora rivolta agli allievi di oggi e domani della Scuola di Torino.
La sorella del militare, nel ripercorrere gli eventi drammatici di quella sera del 13 giugno 1983, ha rivolto parole di apprezzamento per l’attenzione riservata al fratello da parte dell’istituto di formazione che lo vede oggi di nuovo presente nel luogo ove ha mosso i primi passi professionali con una targa posta a fianco di quella dedicata al Gen. Dalla Chiesa, già Capo Ufficio Addestramento della Legione Allievi di Torino nel 1964 e poi Comandante della 1^ Brigata dal 1973 al 1977.
Per il suo altissimo sacrificio, insieme al Capitano D’Aleo e al carabiniere Morici, all’Appuntato Bommarito è stata concessa la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria con la seguente motivazione: In servizio in una Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle istituzioni.
Da www.torinoggi.it 07_07_2023